Giornalista e uomo politico spagnolo. Studioso di Voltaire e seguace delle
teorie degli illuministi francesi, fu costretto a fuggire dalla Spagna e a
rifugiarsi in Francia. Giunto a Parigi negli anni della Rivoluzione, si mise in
contatto con Marat e collaborò con lui al giornale "L'amico del popolo".
Successivamente passò nelle file dei girondini, ma venne arrestato per
ordine di Robespierre e condannato a morte; la sentenza non venne tuttavia
eseguita. Dopo il 1794 fu redattore del giornale "L'amico delle leggi", ma nel
1797 venne espulso dalla Francia come straniero indesiderabile per aver
attaccato la politica del Direttorio. In seguito fu riammesso e divenne
segretario prima del generale Moreau, poi di Gioacchino Murat. Recatosi in
Spagna con Murat, venne arrestato dalla Santa Inquisizione, ma fu subito
liberato dai soldati francesi. Frequentò poi la corte spagnola di
Giuseppe Bonaparte, grazie al quale lavorò alla "Gazzetta di Madrid".
Dopo la caduta dell'Impero napoleonico tornò in Spagna (1820), dove fu
escluso dalla vita pubblica per essere stato fautore dei Francesi. Scrisse un
frammento apocrifo del
Satyricon di Petronio, ritenuto autentico dai
latinisti dell'epoca per la perfetta stesura, la tragedia
Polixena, le
Lezioni di Filosofia morale, pubblicate a Bruxelles nel 1820, e diverse
poesie, tra le quali la più famosa è l'ode
A Cristo
crucificado (Utrera 1768 - Madrid 1821).